Il capolavoro dimenticato

Correva l’anno 1995, il tg era finito da poco e io, che avevo diciannove anni, me ne ricordo bene; stavo per assistere a uno di quegli spettacoli che la tv italiana elargisce con grande parsimonia. All’epoca, nonostante la mia fiducia giovanile nell’universo, sapevo già che alcune cose sono immutabili, e tra le più granitiche ci mettevo la programmazione televisiva italiana.
Posti al sole, preti in bicicletta, commissari burberi ma buoni; e poi schiere di tuniche e Ben Hur a Pasqua, Nazareni a Natale e poltrone per due a Capodanno. Difficile bucare la superficie opaca di un contenitore del genere, fatto apposta per rassicurare il pubblico.

Eppure stava per succedere; stava per andare in onda una miniserie scritta e diretta da Pupi Avati. Voci notturne, era il titolo, e nessuno di noi saprà mai se la sua messa in onda sia stata un mero errore, un automatismo dovuto al nome noto del regista oppure un vero atto ribelle di qualche funzionario Rai.
Cominciava con una sigla ricca di atmosfera, che faceva capire da subito l’entità dell’anomalia che stava andando in onda:

Nella Roma Imperiale sussistevano i resti di uno strano ponte di legno. Era composto da travi sublique e oblique, senza chiodi e affidato a persone sacre, una sorta di fratellanza o setta, che rispondeva, con la vita dei suoi membri, della sua conservazione. A costoro derivò il titolo celeberrimo di pontefici o facitori del ponte. Su questo ponte si compivano in epoca arcaica misteriosi e segreti sacrifici.

Capito? Sette segrete, misteriosi sacrifici, colti riferimenti alla Roma antica. Il tutto in prima serata.

voci-notturne-5-150x150La storia era intricata e avvincente, nonostante qualche debolezza nella sceneggiatura; un corpo viene ritrovato nel Tevere, e le prime indagini portano a credere che si tratti del giovane Giacomo Fiorenza, figlio di un uomo implicato in scandali e accuse di corruzione. Il cadavere viene effettivamente riconosciuto dal padre, eppure il ragazzo continua a telefonare a casa dagli Stati Uniti, dove è andato per seguire la nuova fidanzata; sono telefonate brevi, misteriose, del tutto inspiegabili.
A tutto questo si intrecciano le inquietanti scoperte che i medici legali fanno sul cadavere e le indagini del procuratore Morlisi, in collaborazione con un amico e compagno di università della vittima, che portano alla figura del fantomatico Norberto Sinisgalli, una sorta di conte di Saint Germain redivivo, e a tenebrose vicende sospese tra nazismo e società segrete.

Una miniserie tv anomala, per l’epoca, per il contesto, per tutto. E infatti qualcosa di strano sta per accadere.

Le prime tre puntate vengono trasmesse come da programma, ma le ultime due, proprio quelle decisive, sono mandate in onda insieme, quasi a voler farla finita in fretta. Ed è solo l’inizio; perché Voci notturne scompare completamente dai palinsesti per una quindicina d’anni, durante i quali si alimenta una piccola leggenda.

I pochi appassionati della serie si passano rovinatissimi vhs, nella fiduciosa attesa di una registrazione ufficiale che non ci sarà mai, fanno paralleli con la serie storica Il segno del comando, e riferiscono voci di incendi che avrebbero distrutto i master originali, e di remake che vengono stoppati dalla Rai per motivi ignoti. Anche Pupi Avati sembra rinunciare a questa sua creatura, tant’è vero che non la citerà mai tra le sue opere.

Che cosa è successo, ci si chiede? Perché si è voluto cancellare la serie? Forse qualcuno non ha gradito i riferimenti a società segrete e riti spaventosi?

E invece, alla fine del 2009, avviene il colpo di scena e Voci notturne torna in tv; non c’è molto di cui rallegrarsi, però, perché la messa in onda è da presa in giro, le due e mezzo di notte, e non viene pubblicizzata in alcun modo.
Tocca aspettare il 2013, quando Voci notturne viene ritrasmesso su Rai Premium, per far emergere un nuovo dettaglio destinato ad alimentare il mistero di questa serie; le puntate sono tagliate in vari punti. I soliti appassionati smanettoni se ne accorgono subito, e si scatenano in una serie di ipotesi complottiste sui vari forum specializzati.
La verità, come spesso succede, si rivelerà più deludente di ogni supposizione; nella serie si fa riferimento a una fantomatica Società Teosofica per il Ritorno dello Spirito Originario. Ebbene, salta fuori che la Società Teosofica Italiana non ha gradito affatto di essere assimilata a una setta non proprio spirituale, e ha chiesto un’immediata rimozione di ogni riferimento.

Nel 2015 è uscito un libro che riassume questa vicenda e dà voce ai suoi protagonisti: si intitola Voci notturne – Storia di un capolavoro dimenticato di Pupi Avati, ed è stato scritto da GianLorenzo Franzì per l’editore Weird Books.
A oggi, continua a non esistere un dvd o un cofanetto contenente questa miniserie, che si può tuttavia trovare su Youtube, sia pure con un audio e un video non proprio perfetti. Da appassionata della prima ora non posso fare altro che consigliarvelo, se avete voglia di passare qualche ora immersi in un mistero appassionante e godibile. Mi è capitato di rivedere tutte le puntate un paio di anni fa, preoccupata che il tempo avesse offuscato quest’aura favolosa, e posso garantirvi che, come nel miglior Pupi Avati, Voci notturne continua a essere un lavoro davvero notevole, e che certi punti fanno ancora una paura fottuta anziché no.

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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene nel quale siamo intrusi, una terra che ha regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo. Noi in questo territorio possiamo solo subire un mistero che anziché disvelarsi si fa sempre più impenetrabile. Io non so dire se questa è una pena o un premio, io non so dire nulla… ma so che questo luogo dove sono non deve essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

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10 commenti

  1. Visto, all’epoca. Ricordo che le prime puntate venivano trasmesse in prima serata. Poi vennero passate in seconda, e poi “retrocesse” da rai1 a rai3 (credo), in orari notturni, tanto che l’ultima mi toccò registrarla perchè non potevo rimanere in piedi fino a tardi.
    Non ricordo più la storia, sono passati tanti anni, ma ho ancora vivi nella memoria dei brevi flash, che ancora oggi mi trasmettono inquietudine. Ricordo le telefonate misteriose del ragazzo morto, e ricordo un altro giovane uomo – forse il protagonista? – che era stato assunto per badare a un’anziana signora che non usciva mai dalla sua stanza, una specie di dama velata, che conservava pile di giornali dei quali sottolineava particolari necrologi.
    Sono veri questi ricordi oppure no? In ogni caso ricordo Voci Notturne come uno dei telefilm più inquietanti mai trasmessi in Italia (e realizzati, anche!). Lo metto al primo posto insieme a un altro (per me) capolavoro dimenticato, e cioé “Dove comincia la notte”, film del mistero, e forse del terrore, tanto inquietante quanto meraviglioso, che come i migliori classici non ha mai smesso di emozionarmi. Lo consiglio vivamente: Pupi Avati ne era il produttore.

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    • Ricordi giusto, le telefonate misteriose del ragazzo morto c’erano ed erano parecchio spaventose. L’anziana signora non era velata ma sì, non usciva mai da una casa inquietante, con porte chiuse, un lungo e buio corridoio e pile di vecchi giornali.
      Se vuoi rinfrescarti la memoria, comunque, trovi le puntate su Youtube, potrebbe essere interessante confrontare i tuoi ricordi di allora, no?
      Grazie per la dritta, ci guarderemo con curiosità ‘Dove comincia la notte’ (e magari ne parleremo, chissà…).

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  2. Io c’è l’ho ancora in cassetta e l’ho visto e rivisto molte volte .
    Però se l’ho registrato un motivo c’è,su canale 5 alla stessa ora andava in onda Stranamore con Alberto Castagna,un programma di indiscusso successo e forse è per questo che è stato visto da pochi.
    Ma io che ero e sono attratta da film che vengono girati a Roma lo registrai!
    Un vero capolavoro!!!

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  3. Finito di vedere oggi. Che dire? Ho praticamente divorato la serie in due giorni, non capisco come mai questo piccolo o grande capolavoro sia caduto nel dimenticatoio. Strano che io non lo abbia visto all’epoca, eppure sono un’appassionata del genere. Peccato che alcune cose non mi sono chiare, lo dovrei rivedere, e comunque mi spiace che Pupi Avati non abbia pensato ad un seguito, magari chiarendo alcuni enigmi rimasti irrisolti.

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  4. Una fonte di ispirazione è stato sicuramente l’introvabile libro “Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti” di Anita Seppilli edito da Sellerio ma esaurito da anni e mai ristampato

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  5. Anche io guardandolo non riuscivo a credere ai miei occhi, e mi domandavo cosa potesse aver indotto Rai 1 a trasmettere uno sceneggiato del genere.L’ho rivisto dopo anni su YouTube e mi piace proprio. Mi spaventano le parti di Lorenzo Flaherty che fa da badante alla vecchia signora.

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