Siamo a Potchefstroom, nella provincia nord-occidentale del Sudafrica. È un tiepido giorno di fine agosto del 1915. È da poco scoppiata la Grande Guerra e siamo in piena campagna di reclutamento.
In fila tra gli altri uomini che vanno ad arruolarsi c’è un ragazzo di 25 anni, si chiama Albert Marr. È qui per entrare nella brigata di fanteria. Sembra uno come tanti, e in effetti lo è, ma quando si presenta ai suoi superiori non è da solo.
Quando si presenta ai suoi superiori, il giovane Albert Marr ha una scimmia in braccio.
La scena è bizzarra, ma non così tanto come può sembrare a noi. Da queste parti succede spesso che i babbuini vengano presi in casa dalle famiglie come veri e propri animali domestici.
Quello di Albert di chiama Jackie e da qualche anno vive con lui a Pretoria, in una casa con un terreno che è quasi una fattoria.
Si tratta di un babbuino chacma, un animale molto diffuso in gran parte del continente africano.
Fin qui niente di molto strano, quindi: Albert ha portato al reclutamento il suo animale domestico e, nell’ingenuità del giovane alla sua prima esperienza militare, chiede ai superiori se può portare Jackie con sé al fronte.
Lo strano comincia adesso, un po’ alla volta. Perché Albert ottiene il permesso, ma non solo. L’esercito non si limita a consentire che la scimmia lo segua: forse pensando che l’animale possa tenere alto il morale dei soldati, l’esercito sudafricano concede a Jackie anche una divisa.
È una divisa speciale, chiaramente, fatta su misura, ma completa di berretto e distintivi del reggimento.
Per cui è una divisa vera. Anzi, per fare in modo che Jackie possa restare al fronte senza difficoltà burocratiche e organizzative, gli ufficiali decidono che la scimmia sarà anche a libro paga e avrà le sue razioni standard.
Jackie ottiene quindi un normale numero di matricola. E così la scimmia diventa a tutti gli effetti un membro dell’esercito sudafricano.
In un primo momento gli altri soldati del reggimento osservano la cosa con scarso interesse. C’è da capirli: sono appena partiti per la Grande Guerra, hanno ben altro a cui pensare.
Ma poi, man mano che passano i giorni, Jackie conquista la simpatia di tutti. Fino a che diventa la mascotte ufficiale del 3° Reggimento Transvaal.
Anche perché, va detto, Jackie è un ottimo soldato.
A tavola mangia con coltello e forchetta. Non sporca, non infastidisce nessuno. Obbedisce agli ordini, non si lamenta e non scappa. Quando vede un ufficiale, si mette sull’attenti ed esegue un saluto perfetto. In trincea allunga sigarette a chi le vuole e, se serve, gliele accende. E poi fiuta il nemico a distanza e lo sente arrivare con il suo super udito. Dopo un po’, non si può più fare a meno di lui.
Non può farne a meno soprattutto Albert Marr.
Durante la campagna dei Senussi, in Egitto, il 26 febbraio 1916 Albert viene ferito a una spalla da un proiettile nemico e Jackie rimane accanto a lui a leccargli la ferita e confortarlo fino all’arrivo dei barellieri.
Senza la scimmia, dirà dopo, probabilmente non sarebbe riuscito a cavarsela.
Invece si riprende del tutto e torna al fronte nel giro di pochi mesi.
Jackie è sempre al suo fianco. Con lui passa tre anni in prima linea tra le trincee della Francia, delle Fiandre e in Africa.
Ma poi, nell’aprile del 1918, per Albert e Jackie le cose si mettono male.
Si trovano a Passchendale, in Belgio, quando il loro reggimento finisce all’improvviso in mezzo ai bombardamenti.
Sotto il fuoco pesante del nemico, la situazione degenera in pochi minuti. Il reggimento è in serio pericolo, tra esplosioni, polvere e paura. I soldati, intrappolati nella foschia, saltano in aria a gruppi.
Albert si butta a terra e urla a Jackie di mettersi al coperto, ma la scimmia non lo ascolta.
Corre, come impazzita, avanti e indietro.
Sulle prime, Albert non capisce cosa Jackie stia facendo. Pensa che il babbuino sia nel panico, terrorizzato. Ma dopo pochi secondi gli risulta chiarissimo.
Jackie sta raccogliendo sassi, più in fretta che può. Mentre intorno si succedono boati spaventosi, la scimmia ammassa pietre intorno ad Albert steso a terra, nel tentativo disperato di costruire una piccola barriera che lo protegga dal fuoco nemico.
Ha appena cominciato a farlo, quando una bomba esplode lì vicino.
Jackie viene travolto da una pioggia di schegge, Albert lo vede volare via, schizzare letteralmente per aria e rotolare sul campo di battaglia fino a sparire inghiottito dalla polvere.
L’esplosione travolge anche Albert, lo assorda e lo tramortisce.
Quando arrivano i soccorsi, trovano Albert a terra ancora privo di sensi, mentre Jackie non si è fermato. Continua ostinato ad ammassare pietre trascinando la zampa destra, quasi del tutto maciullata.
Entrambi vengono immediatamente trasportati in un ospedale da campo, dove la zampa di Jackie viene amputata dal chirurgo militare R.N. Woodsend.
Mentre è ancora semi-cosciente con le bende a fasciargli il moncherino, la scimmia viene promossa caporale.
Gli ufficiali, stringendogli la zampa, gli conferiscono anche la medaglia al valor militare.
Pochi giorno dopo, Jackie e Albert rientrano in Sudafrica, congedati con onore. Lasciano ufficialmente l’esercito sulla fine di aprile del 1918.
A Città del Capo, quando scende dalla camionetta, Jackie indossa sulla zampa anteriore una striscia d’oro e tre galloni blu, che indicano gli anni di servizio in prima linea, e viene applaudito da una folla di soldati.
Nei mesi seguenti, i due partono per l’Inghilterra, dove Jackie diventa una celebrità e partecipa a diversi eventi della Croce Rossa per raccogliere fondi destinati ai soldati feriti.
Sarà solo dopo questo tour, che Albert e la sua scimmia torneranno finalmente alla loro fattoria di Pretoria, dove il caporale Jackie, babbuino nero e medaglia d’oro al valor militare, morirà da reduce il 22 maggio 1921.
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