di Antonio Paolacci
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Se sei una donna, gli esponenti del primo partito italiano ti dicono che il tuo posto è in Italia, meglio se a casa con il rosario in mano e il presepe obbligatorio a Natale, ti vogliono moglie di un italiano, madre, meglio se senza lavoro, un passo indietro a tuo marito, vestita come dicono loro e, se sei di un’altra religione, possono arrivare a dire che ti vogliono “impiccare”.
Questi sono i fatti.
Poi certo, a differenza dei terroristi fanatici di altri paesi, loro non ti impiccano. Anzi, rinnegano quello che hanno detto, lo cancellano, magari chiedono scusa perché scoprono che era illegale. Si dissociano, espellono chi parla così in pubblico.
Ma comunque ti vogliono impiccare. Perché se è così che parlano, è così che pensano.
Impiccatela, dicono.
Impicchiamola, pensano.
E a noi ormai nemmeno fa effetto più. Non è vero?
Oggi la notizia è passata già. Abbiamo altro di cui parlare, altro a cui pensare. È diventata la “solita notizia” del “solito leghista isolato” che fa un tweet “esagerato”.
Una cosa ordinaria, ripetitiva, perfino noiosa.
Ci siamo arrivati in progressione, distrattamente, a vedere rappresentanti del primo partito italiano che parlano di impiccarti come fosse niente.
Facciamo qualche titolo di giornale, rigorosamente senza accusare i vertici, poi la notizia sparisce e andiamo avanti, in attesa della prossima.
Intanto, passo dopo passo, giorno dopo giorno, è così che parlano, i membri del primo partito italiano. È così che pensano.
Impicchiamola, pensano.
Posso dirlo?
Il primo partito del nostro paese è qualcosa di assai simile a una setta di fanatici invasati a loro insaputa, con idee straordinariamente simili a quelle degli stessi terroristi contro cui tuonano indignati.
Come i membri di una setta credono ciecamente in dogmi assoluti, come membri di una setta parlano di punizioni esemplari e come membri di una setta non capiscono chi cerca di aprire loro gli occhi.
O sbaglio