Se un giorno dovessero chiedervi chi sia stata la prima persona a lanciarsi dalle cascate del Niagara in un barile, sono abbastanza convinta che molti di voi immaginerebbero uno di quei giovanotti drogati di endorfine che fanno cose assurde e pericolose, tipo uscire di casa e lanciarsi con la bicicletta dalle montagne.
Niente di più sbagliato, perché il nome di quella persona è Annie Edson Taylor, americana, classe 1838. I più saputelli di voi penseranno che va bene, certo, quelle epoche lì in effetti pullulavano anche di donne avventurose, e le esploratrici anglosassoni, e lo spirito pionieristico, eccetera.
Sbagliato di nuovo. Perché la nostra Annie non era interessata alla scarica di adrenalina che gli sport estremi sanno regalare, tutt’altro. La nostra Annie aveva un disperato bisogno di soldi, e una paura folle di finire a fare la homeless in qualche buco della provincia americana più profonda.
Nata da una famiglia povera e numerosa, vedova di guerra – erano gli anni della Guerra Civile – Annie Edson Taylor non aveva più voglia di continuare a girare gli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro, e men che meno desiderava affidarsi alla carità dei congiunti.
I parenti mi mandavano del denaro ogni mese, dichiarò in seguito, ma sempre in modo da farmelo pesare. Per questo decisi che non l’avrei più accettato.
L’idea le viene nel 1901, leggendo un articolo su certi spericolati giovanotti, appunto, che come passatempo si buttano dalle rapide nell’ultimo tratto delle casate del Niagara.
Posai il giornale e rimasi seduta a pensare, quando l’idea mi attraversò come un lampo di luce: Salta dalle cascate del Niagara chiusa in un barile. Nessuno l’ha mai fatto.
Lo racconta così, in maniera semplice e diretta, e con lo stesso spirito pratico si mette al lavoro. Si fa costruire un barile su misura, in quercia con i cerchi di ferro, e lo fa imbottire con un materasso; trova anche un agente, tal Frank M. Russell, che la aiuta a far girare la notizia.
Ora, non so se avete presente le cascate del Niagara. Cinquantadue metri di dislivello, un muro d’acqua che ti si abbatte addosso; è roba da rimanerci secchi, e Annie Edson Taylor lo sa.
Piuttosto che restare nella mia condizione attuale posso anche morire, dichiara ai giornalisti che la cercano. A loro racconta di avere quarantatrè anni, mentre ne ha ben venti in più, e giura di non stare cercando di suicidarsi, visto che è una devota cristiana. Tutti si preoccupano per la sua incolumità, e allora lei fa una prova. Prende il suo gatto, lo mette nella botte e lo butta giù dalle cascate; roba che oggi le procurerebbe l’odio eterno di tutti i social network. Il gatto, comunque, resta incolume, e forse a lei sembra un segno del destino.
Alla fine, il 24 ottobre del 1901, Annie Edson Taylor lo fa sul serio; salta giù dalle cascate del Niagara in un barile, davanti a qualche migliaio di spettatori. È il giorno del suo sessantatreesimo compleanno.
Il barile scende giù come un missile, eppure ci mette lo stesso un estenuante numero di minuti ad arrivare sul fondo ed essere ripescato.
Annie Edson Taylor è viva e illesa, a parte una ferita alla testa. Il suo commento successivo rende abbastanza bene l’idea di come le sia andata l’impresa: Preferirei piazzarmi davanti alla bocca di un cannone, sapendo che mi ridurrà a pezzetti, piuttosto che fare un altro viaggio sulle cascate.
Tutto sistemato, quindi? Compiuta l’impresa arrivano finalmente i soldi? No, perché il salto nel barile non riesce a procurare ad Annie la notorietà e, di conseguenza, il denaro che si aspettava, e inoltre perché le capitano una serie di disgrazie.
Per prima cosa il suo agente scappa con il barile, vale a dire con l’oggetto che tutti volevano vedere partecipando alle conferenze che le avrebbero dovuto garantire delle entrate decenti. Scappa con il barile, inventandosi una nuova storia e assoldando una bambina per impersonare la Taylor. Lei spende tutti i soldi che ha guadagnato in investigatori privati, che però non riescono a trovare l’agente truffaldino da nessuna parte.
Tornata alla canna del gas, cinque anni dopo le viene un’altra idea. Perché non ripetere l’impresa, con un barile nuovo e questa volta con delle cascate meno impegnative? Con il coraggio della disperazione Annie si butta dalle Cataract Falls, ma questa volta quasi nessuno se ne accorge.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Annie Edson Taylor torna dalle parti delle cascate del Niagara, aprendo un negozietto improvvisato in cui vende repliche del barile, firma autografi e posa per fotografie insieme ai turisti.
Un finale un po’ triste, per una donna che avrebbe meritato più fortuna. Le rimarrà un ultimo onore, quello di essere sepolta in una sezione speciale del cimitero della zona, che sì, esiste sul serio, ed è interamente dedicata ai temerari che hanno saltato le cascate. Un cospicuo numero, parrebbe.
One Reply to “La storia di Annie Edson Taylor, che trovò un modo quasi infallibile per fare soldi”