Ci sono alcuni punti, guardando Death to 2020, in cui smetti di ridere perché ti rendi conto che in realtà stai ridendo per non piangere, o forse perché, come è stato notato, stavi piangendo in silenzio.
O forse smetti di ridere quando ti accorgi che questo mockumentary di Netflix ti sta mostrando la realtà nella sua desolazione, perché quei personaggi incredibili e surreali li hai visti davvero, nella realtà incredibile e surreale, e anzi alcuni li conosci anche di persona.
Le mamme informate che hanno smascherato un complotto mondiale grazie a due video su YouTube; gli studiosi che sostengono a muso duro di essere stati a Westeros e si lamentano di non poter più dire liberamente le loro idiozie; i millennials che fanno la loro parte nella rivoluzione chiedendo il contatto sui social alle persone afrodiscendenti, e imparando persino a pronunciare i loro nomi; le politicanti che occupano militarmente ogni spazio per lamentarsi di non avere spazio, che negano la realtà e poi, alla resa dei conti, negano anche tutto quello che hanno sostenuto fino al minuto prima.
E forse ci sei anche tu, che ti senti pericolosamente somigliante alla terapista comportamentale sociopatica e come lei stai odiando chiunque perché “a destra ci sono gli estremisti di merda secondo cui Hitler non era poi così male, con la loro assurda realtà inventata. E a sinistra è pieno di saputelli frignoni che rompono i coglioni a chiunque osi fare una cacata all’ora sbagliata del giorno. Ed entrambe le parti sembrano così infelici che ti fa venire voglia di vomitare. Ma vista la situazione, prima o poi sei costretto a schierarti. Perciò scegli con chi cazzo stare e tieni duro.”
Death to 2020 non è originale, perché abbiamo già assistito attonit* a tutto quello che racconta. E non è utile, perché nessun* cambierà idea guardandolo. Però ti ferma lì, in questo preciso istante della Storia, quello in cui hai pensato che fosse tutto troppo surreale per essere vero.
Da vedere, per tutte quelle volte in cui hai pensato di esser sol*, e che nessun altr* vedesse l’assurdità con la stessa tua chiarezza. Per capire che no, non era così. Per fortuna, purtroppo. Per farti delle sane risate con le lacrime, senza preoccuparti di separare il tragico dal comico.