Le elezioni più pazze del mondo

Siete stanchi anche voi di questa lunghissima campagna referendaria? Piuttosto che sentire un altro invito al voto, condito da ipotesi apocalittiche in caso di sconfitta, preferireste praticarvi un’appendicectomia da soli, oppure buttarvi dalle cascate del Niagara in un barile?
Tranquilli, qui in Archivio Roncacci abbiamo tutte le intenzioni di rispettare il tanto desiderato silenzio elettorale e, nell’attesa dei risultati, abbiamo raccolto una serie di aneddoti e storie strane sul tema elezioni, come sempre tutte rigorosamente vere.

In effetti, guardandosi intorno, non è difficile rendersi conto che è vero, poteva andare pure peggio di così. Per esempio poteva andare come in Australia, dove per le elezioni federali è obbligatorio votare. Esiste infatti una regola molto precisa, introdotta dal 1925 in seguito alle elezioni del 1922, in cui votò il 59,38% degli aventi diritto. Non è che succeda niente di grave in caso di non voto; tutti gli iscritti ai registri sono tenuti a presentarsi alle urne o, in caso di problemi, a contattare l’ufficio elettorale e accordarsi per votare nei giorni precedenti. Chi proprio vuole fare l’anarchico pagherà una multa di 20 dollari australiani (circa 18 euro) e, se proprio butta male, potrebbe anche essere convocato davanti a un giudice per spiegare la sua assenza.

Il voto, peraltro, è obbligatorio in una decina di paesi nel mondo, inclusa la Corea del Nord, dove sì, si vota davvero, ogni cinque anni, Certo, ogni collegio ha un candidato soltanto, selezionato personalmente da Kim Yong-Un, che va approvato con un sì o respinto con un no. Chi vota sì va liscio, mentre chi vota no è libero di farlo, per carità, solo che è tenuto a entrare in una cabina speciale e barrare il no coram populo. Ecco, quindi, come lo stesso Kim Yong-Un abbia ottenuto il 100% di voti nel suo collegio, in quello che è stato definito dalla stampa nordcoreana un festoso clima di conciliazione.

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E se uno proprio non sa cosa votare ma non vuole perdersi questo diritto-dovere? E se a uno viene da dire una cosa del tipo, piuttosto che votare uno di questi qui voterei un Barbapapà?
È successo, e in almeno due casi la situazione ha preso dei risvolti clamorosi.
In Brasile, per esempio, nel 1958 si sono tenute le elezioni amministrative locali, in un’atmosfera che non si sarebbe detta molto nordcoreana; una serie di scandali e malversazioni ha travolto in maniera particolare lo stato di Sao Paulo, creando grande scontento e sfiducia tra gli elettori.
La sorpresa arriva all’apertura delle urne: il candidato che ha sbaragliato tutti gli altri con la bellezza di centomila preferenze si chiama Cacareco, ed è un grazioso rinoceronte femmina di circa cinque anni, temporaneamente prestato allo zoo paulista da quello di Rio de Janeiro. Giusto per dare un’idea, il secondo più votato ha preso novantacinquemila voti.
Ma cos’era successo? Semplicemente che un giornalista aveva lanciato una boutade pochi giorni prima del voto, sostenendo che Cacareco avrebbe fatto il consigliere comunale molto meglio di qualunque altro candidato. La cosa avrebbe divertito talmente tanto i lettori da creare una campagna elettorale spontanea, guidata soprattutto da studenti.
Molto noiosamente, le elezioni vennero annullate e si svolsero di nuovo la settimana successiva, per soli candidati umani. Quanto a Cacareco, fu riportata di gran carriera, a scanso di equivoci, allo zoo di Rio, dove morì serenamente nel 1962.

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La palma delle elezioni più improbabili, comunque, va assegnata di diritto a quelle del 1967, a Picoaza, Ecuador; si vota per eleggere il sindaco, e provate un po’ a immaginare chi vince? No, secondo me non ce la potete fare nemmeno impegnandovi.
Il vincitore assoluto è tale Pulvapies, vale a dire, ehm, un preparato igienico per i piedi. Anche qui un voto di protesta? Un raffinatissimo esercizio situazionista? No. Semplicemente, i pubblicitari della Pulvapies avevano pensato bene di agganciarsi alle elezioni in corso nel paese, lanciando una serie di volantini che riproducevano una scheda elettorale con su scritto Onorevole Pulvapies, e con lo slogan “Votate chi volete, ma se volete il benessere e l’igiene votate Pulvapies”. Si ignora il perché proprio a Picoaza ci sia stato un tale plebiscito per il preparato, ma pare che anche in questo caso si sia dovuti procedere a nuove elezioni.

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Se è vero che la fantasia non dovrebbe mai mancare quando si tratta di sopravvivere a delle elezioni complicate, bisogna ammettere che alcuni candidati hanno dimostrato un po’ troppo entusiasmo nel cercare una soluzione creativa. È il caso del presidente Charles D. B. King, uomo di moralità non proprio specchiata – fu persino accusato di usare i lavori forzati con troppa disinvoltura per la costruzione di strade – rieletto in Liberia nel 1927. I dati ufficiali lo diedero vincitore assoluto con 234 000 voti, vale a dire tantissimi. Peccato solo che gli elettori liberiani registrati fossero all’epoca 15 000: un record mondiale nella falsificazione di cifre, che valse a queste elezioni la palma delle più fraudolente della storia.

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Se poi, alla fine di tutto questo, state pensando che vi piacerebbe trasferirvi su un altro pianeta per ritrovare un po’ di silenzio, non fatevi troppe illusioni. È dal 1997, grazie a una legge texana, che persino gli astronauti possono votare dallo spazio profondo.

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