Qui di seguito il testo integrale dell’articolo che “Il Fatto Quotidiano” ci ha chiesto, pubblicato il 24/01/2019
La prima volta che ci siamo conosciuti è stata attraverso i nostri romanzi. È stato un incontro segnato da un’intesa viscerale su moltissime cose, inclusa la scrittura e il suo dispiego di ossessioni. La scelta di scrivere a quattro mani è arrivata naturale, senza dubbio grazie a un’affinità forte, ma forse anche al comune sentimento per la città in cui viviamo.
Noi a Genova ci siamo arrivati da ‘foresti’, come dicono qui, ma ormai ci sentiamo parte del suo centro storico. Ogni giorno attraversiamo i suoi vicoli spettacolari, contraddittori, pieni di persone di ogni colore, estrazione ed età, che sono per noi un’autentica fucina di personaggi e situazioni, uno scenario ideale per ambientarci romanzi, film o serie tv.
La prima scintilla che ha fatto nascere Nuvole barocche è stata l’idea di creare un investigatore con una precisa caratteristica: il fatto di essere una delle moltissime persone che vengono osteggiate, giudicate e spesso ancora discriminate da una parte della nostra società.
Così è nato il vicequestore aggiunto Paolo Nigra, un poliziotto omosessuale, un uomo che ha combattuto le sue battaglie e le ha vinte.
È un protagonista con molte caratteristiche tipiche dell’investigatore tradizionale, come lo sguardo lucido, la capacità deduttiva, dei collaboratori fedeli e affezionati. In più, possiede l’intelligenza di chi osserva da outsider il contesto in cui si muove, cosa che decisamente lo accomuna ad alcuni dei più noti investigatori della narrativa.
Fin da subito, avevamo ben chiaro come disegnarlo. Noi siamo nati entrambi nella metà degli anni settanta, e per almeno i primi quindici anni della nostra vita abbiamo assistito a una rappresentazione del “personaggio gay” come una macchietta isterica, tutta mossette e gridolini. Un profluvio di “maschere”, mai persone, di volta in volta giovani sopra le righe, con l’orecchino d’ordinanza o la sciarpetta, o ammiccanti signori maturi.
Negli anni, per fortuna, abbiamo notato un’inversione di tendenza, grazie in parte a molte serie tv non italiane. Stiamo iniziando anche in Italia a vedere personaggi finalmente più credibili, più vivi e meno monodimensionali. Su questa nuova ondata, noi abbiamo ideato il nostro protagonista dopo una lunga fase di documentazione, nella quale abbiamo avuto anche modo di parlare con alcuni degli iscritti a Polis Aperta, associazione di appartenenti Lgbt alle forze armate e alle forze dell’ordine.
Paolo Nigra, che è un nostro coetaneo, fa parte della Squadra Mobile di Genova. Veste casual e fuma sigarette arrotolate a mano; beve Ti’ Punch, tipico cocktail dei Caraibi; ama i Subsonica e pratica arti marziali; è silenzioso, imperscrutabile, a disagio quando deve esprimere i propri sentimenti. Ha deciso da tempo di smettere di nascondere la propria omosessualità, e affronta con fermezza le offese e l’aperta avversione di alcuni colleghi.
Il suo compagno Rocco è un attore che, dopo anni di teatro, viene scritturato come protagonista di una serie televisiva nazional-popolare. A differenza di Nigra non ha mai fatto coming out, preoccupato che la cosa possa procurargli problemi d’ingaggio. Questo crea una situazione di disagio e conflitto per entrambi, destinata ad accentuarsi con il successo della serie tv, che ironicamente vede Rocco nei panni di un eroico e fascinoso commissario.
Naturalmente questa coppia non è, né mai potrebbe essere, rappresentante di un mondo. Li sentiamo, e abbiamo cercato di rappresentarli, entrambi vivi, complessi, esistenti a modo loro, non certo esempi o emblemi di qualche categoria. Nell’universo Lgbt rientrano soggetti, relazioni, idee e opinioni tra loro differenti, per cui nessun personaggio narrativo, indipendentemente da come venga ideato, potrebbe mai rappresentarli tutti.
Noi vediamo Nigra come un’anomalia né più né meno degli altri personaggi della serie, inclusi i suoi colleghi. Ma sappiamo che è anche un uomo gay che si muove nel contesto di una questura italiana all’alba del terzo millennio e, come tale, impone e permette di far nascere conflitti, sviluppare tematiche, illuminare angoli bui. In questo, la scelta di muoverci all’interno del genere giallo ci permette di guardare da vicino alcune pieghe della società, lasciandoci liberi di farlo con un registro leggero, usando l’ironia come arma per affrontare vicende anche cupe.
Il caso che inaugura la serie, in Nuvole barocche, è anche il primo con una vittima di omicidio presumibilmente omofobico che Nigra abbia mai incontrato nella sua carriera. Oltre alle inevitabili ripercussioni emotive su di lui, è un caso che ci permette uno sguardo sulle intolleranze e i pregiudizi presenti in ogni strato della società e che, purtroppo, possono arrivare fino alla violenza criminale. In Italia, vale la pena ricordarlo, secondo Gay Help Line, il numero verde contro l’omotransfobia, vengono riportati in media cinquanta casi di discriminazione omofobica al giorno, e quattrocento casi di gravi maltrattamenti familiari segnalati ogni anno, quasi tutti con vittime minorenni.