The Twilight Zone, ma più inquietante

Da parecchio tempo, ormai, abbiamo smesso di essere costantemente presenti su Facebook. Una volta a entrambi piaceva scrivere lunghi post di approfondimento sui fatti che più ci colpivano; poi, con il tempo e con il progressivo imbarbarimento del dibattito pubblico, specie su alcuni social, abbiamo cominciato a perdere ogni tipo di slancio. Le nostre vite sono incastri piuttosto complicati, come del resto quelle di chiunque, e con il passare del tempo quei social sono diventati inadatti a pensieri e riflessioni, troppo abitati da gente che non legge nemmeno fino in fondo ed esprime giudizi sommari e fuori tema oppure attacchi personali gratuiti.

Per il momento ci sembra che Substack sia un posto decente, anche se meno affollato; e forse proprio per questo. Magari presto anche su queste rive sbarcheranno in armi tutte le persone lasciate da sole a polemizzare sul nulla, ma per ora così non è; per cui andiamo avanti.

Una volta alla settimana – più o meno: potremmo saltarne alcune, tardarne altre, dipenderà dalla vita – in questa newsletter vorremmo spaziare su tutto quello che ci riguarda. Parleremo quindi non solo dei nostri libri e degli appuntamenti, dei progetti che vorremmo portare avanti, ma anche delle cose che ci colpiscono. Commenteremo e consiglieremo contenuti, sempre in linea con quello che facciamo e che scriviamo.

Per esempio, cominciamo.

Orwell, chi era costui?

Questa settimana abbiamo visto accadere un paio di cose che sono finite dritte nel nostro lugubre archivio di storie vere ma che non sembrerebbero credibili nemmeno in un romanzo di fantascienza.

La prima è che Mario Adinolfi e Dino Giarrusso parteciperanno all’Isola dei Famosi: è una notizia vera, non è un’immagine generata dall’IA come Trump in costume da Papa, anche se per noi in un certo senso fa il paio proprio con quell’immagine, postata dalla stessa presidenza americana che “scherza” (sic) con l’ipotesi che il suddetto possa diventare davvero Papa.

Evitiamo commenti ridondanti su questa politica che confonde il dovere civico di governare con lo spettacolo e gli affari personali. La nostra attonita e riluttante ammirazione per l’autostima e l’autoreferenzialità olimpioniche di queste persone non basta. Cerchiamo piuttosto di fare qualche passo avanti, per esempio alzando la prospettiva e guardando la storia contemporanea dall’alto, magari informandoci il più possibile.

Vi consigliamo quindi di ascoltare – per esempio – l’episodio 85 del podcast Fuori da qui, intitolato Fascismo apocalittico, dove è spiegata bene “un’ideologia emergente all’interno dell’estrema destra americana che intreccia tecnologie futuristiche, fondamentalismo religioso, visioni elitiste e una totale rinuncia alla possibilità di un futuro condiviso”, a partire dall’articolo The rise of end times fascism, apparso sul Guardian lo scorso 13 aprile.

La seconda è una notizia tutta italiana, ma non meno inquietante: una notizia che in un’epoca non orwelliana come questa starebbe su tutte le prime pagine nazionali – e forse anche internazionali – e avrebbe scatenato una serie di reazioni e dimissioni.

È questa qui. Come scrive Mario Di Vito, il procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia Michele Prestipino è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio: avrebbe infatti riferito notizie riservate sullo stato delle indagini su cosche calabresi e infiltrazioni dei clan nelle imprese del Nord a due persone. Una è l’immarcescibile Gianni De Gennaro, già capo della polizia, capo dei servizi segreti, presidente di Finmeccanica Leonardo, ora presidente di Eurolink, il General contractor per la progettazione e la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. L’altra persona è Francesco Gratteri, già condannato a 4 anni per falso a seguito della fallimentare gestione del G8 di Genova che ha portato al vergognoso massacro nella scuola Diaz, poi promosso a prefetto e ora consulente di Eurolink.

A collegare tutti i puntini di questa storia incredibile e orrenda è il giornalista Marco Preve su Facebook, a riprova del fatto che ancora alcune persone si ostinano con encomiabile pazienza a cercare di usare i social in maniera costruttiva.

(La notizia, peraltro, ci fa pensare a certe lamentele di certi editor di case editrici importanti su quanto sia difficile trovare autori che abbiano la voglia e il coraggio di scrivere un grande romanzo italiano per esempio su una figura inquietante ed emblematica come Gianni De Gennaro. Ci fa pensare, più che altro, a quale editore importante accetterebbe mai di pubblicare e sostenere una storia del genere. Ma di questo problema riparleremo, e non da soli.)

Ma ora basta parlare di fantascienza

A proposito di quello che scriviamo noi, abbiamo iniziato a ricevere le prime recensioni e i primi messaggi da parte di persone che hanno letto Rosso profondo.

È molto imbarazzante per chi scrive riportare parole lusinghiere e commenti, perché l’effetto involontario finisce per essere quello di chi si auto-elogia, per cui abbiamo deciso di raccogliere come sempre le recensioni qui, senza troppi fronzoli.

I ringraziamenti a chi ha parlato di noi con generosità e calore li abbiamo fatti in privato, ma ci teniamo a ribadire la nostra gratitudine: il lavoro di chi scrive è solitario e, in Italia almeno, denso di incertezze e frustrazioni; le parole di chi legge sono davvero ossigeno, anche perché non sono quasi mai soltanto complimenti, ma spesso ci rendono anche consapevoli di quanto abbiamo bisogno di creare comunità, per uscire da una dimensione individualista che ci ha frantumati e troppo spesso resi inoffensivi.

Con questo libro, poi, sta succedendo anche qualcosa di imprevisto. Alcune persone ci hanno dato fiducia raccontandoci vicende drammatiche del loro passato, che forse un giorno entreranno a far parte di qualche nostro lavoro.

L’altra sera, per esempio, Rosanna ci ha mandato un messaggio su Instagram dopo aver finito di leggere Rosso profondo. La storia di Franca Demichela le ha fatto tornare alla memoria un altro terribile caso avvenuto alla fine degli anni Cinquanta, quando lei era bambina; “la cosa strana tra il vostro caso e quell’altro”, ci ha scritto, è che le persone sospettate di una brutta serie di omicidi in Val Varaita erano due fratelli che di cognome facevano Michelis – molto simile a quello della nostra protagonista. Un’altra coincidenza, insomma, che si somma alle tante che ci sono state raccontate e che abbiamo vissuto intorno a questo caso.

La vicenda inquietante dei fratelli Michelis, accusati di aver ucciso tre persone tra il 1953 e il 1958, è molto simile a quella dei delitti di Alleghe, di cui scrisse mirabilmente Sergio Saviane in un libro quasi introvabile, e ci sta facendo venire una gran voglia di scriverne.

Ne riparleremo forse la prossima volta, dato che a questo giro siamo andati un po’ lunghi.

Infine, i nostri prossimi appuntamenti

A maggio saremo un po’ in giro – è quel famoso momento dell’anno in cui chiunque scriva suddivide il mese in “prima del Salone” e “dopo il Salone”.

  • Martedì 6 maggio alle 21.00, per cominciare, saremo su Zoom per incontrare il gruppo Storture che ringraziamo per aver scelto il nostro saggio Tu uccidi come libro del mese. Per chi volesse ascoltarci o partecipare, troverete il link nelle storie Instagram dell’editore effequ a partire dal 5 maggio.
  • Sabato 17 maggio saremo al Salone del libro di Torino, alle 11.30 nella Sala Indaco, per parlare del nostro Rosso profondo e di Dimenticare Milano di Romano De Marco, ovvero le prime due uscite italiane di Ubagu press, il nuovo marchio editoriale nato dalla fusione di Nottetempo e 66thand2nd. Con noi tre, oltre agli editori Isabella Ferretti e Andrea Gessner, dialogheranno Orso Tosco e Gabriella Marano. Letture di Alberto Bergamini (a cura di Il Narratore).

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